1976, è estate. A Seveso un guasto alla ciminiera di una fabbrica di profumi, l’Icmesa, causa la fuoriuscita di una grande nube di diossina. Non tutti in quei giorni sapevano che la diossina è una sostanza estremamente tossica: ustionante, cancerogena e teratogena. Veniva usata in Vietnam per le bombe al napalm. Non lo sapeva Sara, una giovane donna, felicemente sposata e in attesa di un figlio: quella nube cambia la sua vita. All’epoca non si sapeva quali fossero le conseguenze della diossina per il feto: dal Vietnam arrivavano solo poche, imprecise, ed allarmanti notizie di gravissime malformazioni genetiche.
A Seveso adulti e bambini vengono ricoverati in ospedale con gravi forme di cloracne. Il paese viene fatto evacuare: anche Sara e il marito si trasferiscono in un residence ad Assago.
I pericoli di dare alla luce bambini gravemente menomati (detti dalla stampa dell’epoca “infelici”) erano reali e le donne venivano spinte ad abortire. Così Sara, non ottenendo dalla scienza risposte certe sul futuro di quel figlio non ancora nato, si rivolge alla Vergine pregandola di venirle in soccorso. Tanta è la sua insistenza che la Madre per eccellenza acconsente e le propone uno scambio: “Se il tuo fardello è troppo pesante – le dice – lo prenderò io e tu prenderai il mio”. Sara accetta lo scambio e le due donne si fondono una nell’altra e si fondono così i loro destini. Sara nei panni di Maria si trova sul Golgota davanti a suo Figlio in croce: ancora davanti ad un figlio che lei non è in grado di difendere.